Blog di psicologia
Come cambia la famiglia a seguito di separazione/divorzio
La famiglia è un sistema complesso di relazioni ed individui e va vista pertanto nella sua unicità e peculiarità.
La teoria sistemica della famiglia spiega quanto i cambiamenti che la separazione porta nella famiglia siano profondi e quanta sofferenza generino perché iniziano da una frattura dolorosa che tale evento critico comporta per tutto il sistema. Questo implica un continuo adattamento e una ridefinizione di confini e ruoli che apre anche alla possibilità di costruire relazioni significative con nuove persone.
Gli ex partners devono elaborare il passaggio da coppia coniugale o convivente, ormai dissolta, a coppia genitoriale che invece continua ad esistere e che li tiene uniti nel tempo, perché essere separati non implica cessare di essere genitori.
Separazione/divorzio come rottura del "patto"
La relazione di coppia si fonda su un patto fiduciario e normativo con il matrimonio o la convivenza e a livello psicologico implica un intreccio di bisogni affettivi ed emotivi che i partner condividono nel loro progetto comune; la separazione diviene così una ferita dolorosa che richiede la revisione delle dinamiche pre-esistenti, nonché un lavoro continuo sulla relazione in crisi.
Ogni transizione, soprattutto se innescata da un evento doloroso, porta con sé sofferenza e disorganizzazione coinvolgendo tutta la rete di relazioni che compone il sistema familiare. La separazione è la conseguenza di una frattura che si inserisce all'interno di un contesto di perdita e che, spesso, degenera in conflitto, risentimento ed odio e lascia profonde tracce nella vita dei membri della famiglia.
Nonostante le numerose difficoltà, è possibile giungere ad un accordo tra genitori, anche se ciò richiede continui ridefinizioni ed adattamenti nel tempo; è fondamentale elaborare e risolvere i sentimenti negativi e "negoziare" la nuova struttura familiare che tenga conto, in primis, dei bisogni dei figli, ma anche rinegoziare i confini familiari e gli ex partners dovranno ristrutturare la loro relazione, elaborando la fine del matrimonio/convivenza, ed impegnarsi in una gestione cooperativa del conflitto che, se non superato, comporterà l'incapacità dei genitori di continuare ad esercitare congiuntamente e in maniera collaborativa la responsabilità genitoriale.
La rinegoziazione delle relazioni all'interno della coppia genitoriale è di fondamentale importanza per il raggiungimento dello scopo primario e cioè ridefinire le relazioni familiari in modo da garantire il benessere dei figli; i bambini infatti all'interno del conflitto tra genitori si trovano di fronte al dilemma di voler bene a un padre e una madre che non si amano o che, addirittura, si odiano. Nella fase tra vecchia e nuova organizzazione, attraverso l'elaborazione dei vissuti negativi che hanno portato alla rottura, il rapporto con i figli costituisce la via maestra per l'evoluzione personale degli ex coniugi e dell'adattamento dell'intero sistema ad una nuova situazione che coinvolge anche le famiglie d'origine, le relazioni sociali ed amicali.
Non si divorzia dai propri figli e quindi non è possibile separarsi in modo definitivo dall'altro genitore perché i figli avuti insieme rappresentano un legame indissolubile e che non si interrompe mai; per questo motivo i genitori devono sforzarsi di superare la conflittualità di coppia, che li ha portati alla separazione, e ridefinire i confini e le modalità di svolgimento congiunto delle loro funzioni parentali.
Cosa possono fare i genitori se non riescono ad elaborare il conflitto che perdura nel tempo?
Se il conflitto è pervasivo, non si riesce a comunicare in modo funzionale e a condividere la genitorialità senza litigare o provare risentimento e sfiducia nei confronti dell'altro, si può chiedere aiuto allo psicologo o, se la conflittualità è elevata, al coordinatore genitoriale, che lavorando sulle modalità comunicative e sulla centralità dei figli nello svolgimento delle funzioni parentali, aiuterà a migliorare la relazione tra genitori.
Per approfondire: "Il famigliare. Legami, simboli e transizioni", Scabini E., Cigoli V., Raffaello Cortina Editore.
Siete genitori separati che non riescono a superare il conflitto? Non riuscite a rispettare il piano genitoriale e a mettervi d'accordo su nulla?
Chiedete aiuto ad un esperto! Lo psicologo può aiutarvi.
Se la conflittualità è elevata e pervasiva, chiedete un colloquio informativo di coordinazione genitoriale!
Sostegno alle genitorialità e coordinazione genitoriale a San Giovanni in Persiceto (Bologna) e Ferrara.
Cos'è l'assertività e perchè è così importante per comunicare in modo funzionale?
A volte ci troviamo a svolgere attività che non ci piacciono o che non abbiamo voglia di fare pur di non contraddire il nostro capo o il partner, altre tendiamo ad arrabbiarci o ad imporci sugli altri pur di far valere le nostre ragioni. Risultato? Ci sentiamo insoddisfatti e frustrati in quanto non abbiamo espresso in modo chiaro i nostri bisogni, reagendo rispettivamente in maniera passiva o aggressiva, ma di certo non assertiva.
Cosa significa essere assertivi?
Negli anni '70 grazie al contributo degli psicologi americano Emmons ed Alberti, inizia a prendere piede il concetto di assertività che gli autori definiscono come un "comportamento che permette ad una persona di agire nel proprio interesse, difendere il proprio punto di vista senza ansia, esprimere con sincerità e disinvoltura i propri sentimenti e difendere i propri diritti e quelli altrui".
Non riuscire ad esprimere la propria volontà o rinunciare a fare o dire qualcosa per non creare dissidi, conflitti o reazioni da parte degli altri, oppure cercare di imporsi senza considerare i bisogni altrui, ci rende inefficaci sia da un punto di vista relazionale che comunicativo; è necessario imparare ad esternare ciò che si vuole in modo chiaro e diretto, argomentando in maniera funzionale le motivazioni che ci spingono verso quella decisione.
Si può imparare ad essere assertivi?
L'assertività è un'abilità importante in molti ambiti della vita (lavorativa, relazionale, genitoriale ecc...). Alcune persone lo sono più di altre, ma ognuno di noi può imparare a comunicare i propri bisogni in maniera efficace rispettando se stessi e le opinioni altrui.
Essere assertivi non significa imporsi o prevaricare gli altri, ma esprimere le proprie opinioni e volontà con l'obiettivo di aprirsi e discutere in modo ragionevole per arrivare a una decisione comune; essere assertivi permette, inoltre, di avere un buon controllo su noi stessi, sulle nostre emozioni e decisioni, di imparare a dire "no" argomentando le nostre ragioni in modo chiaro e di porsi in maniera empatica nel comunicare le proprie esigenze.
Vorresti comunicare in maniera assertiva ma non riesci a farlo? Sei timida/o, riservata/o e hai problemi a fare valere le tue opinioni?
All'interno delle tue relazioni vieni spesso incompresa/o, ti arrabbi e non riesci ad esprimere le tue emozioni in maniera funzionale)
Chiedi aiuto allo psicologo!
Hikikomori: cos'è e perchè se ne parla?
La parola Hikikomori deriva da giapponese e significa "isolarsi, stare in disparte" ed è un disturbo che colpisce giovani e giovanissimi; coloro che ne sono affetti presentano un evitamento del mondo esterno con conseguente auto-reclusione in un universo fatto di social, videogiochi ecc., che inverte completamente il ritmo sonno-veglia, in quanto i ragazzi non riescono più a staccarsi dal computer e ad uscire dalla propria stanza.
I sintomi di Hikikomori possono essere simili a quelli della depressione, ma tra i due disturbi ci sono delle differenze; mentre nella depressione il vissuto prevalente è il senso di colpa, in Hikikomori è la vergogna. La difficoltà a relazionarsi con l'esterno e con la realtà porta a un disagio crescente e ad un progressivo allontanamento dalla socialità che diventa un vero e proprio rifiuto della stessa.
Anche se la dipendenza da internet e dai videogiochi viene vista come causa di Hikikomori, in realtà ne è una conseguenza, proprio perchè alla base di questo disturbo vi è un ritiro volontario dalle relazioni e dal mondo esterno e il mondo virtuale diventa l'unico in cui il giovane investe se stesso.
Cosa devo fare se sospetto che mio figlio presenti i sintomi di Hikikomori?
Se si notano cambiamenti sostanziali nel comportamento dei nostri ragazzi , come isolamento, alterazioni del sonno, mancanza di stimoli verso l'esterno e ritiro sociale è necessario contattare il pediatra o lo psicologo che attraverso una valutazione del singolo caso, sarà in grado di comprendere la problematica e fornire una risposta tempestiva al giovane e alla famiglia ed orientarli verso il giusto percorso da intraprendere.
Chi sono i nativi digitali e cosa significa nascere digitali
Nascere nell'era digitale significa essere parte di una società rapida, fluida e senza confini; ma se la comunicazione diventa immediata, esistono confini tra realtà e virtuale?
I cambiamenti sociali influenzano le persone modificando il loro modo di pensare e di comunicare e condizionano la loro vita sotto l'aspetto comportamentale, psicologico e strutturale (Cole, 1996).
Viviamo nell'epoca dei mass e dei social media in cui l'accesso alle fonti di informazione è immediato; i social network, gli aggiornamenti in tempo reale sul web e la condivisione di immagini, video, foto ecc., abolendo la distinzione tra pubblico e privato, hanno trasformato l'amicizia in "condivisione senza limiti" (Cantelmi, 2013).
E' proprio in questo contesto che crescono i nativi digitali (Prensky, 2011), ovvero la generazione che inizia a cavallo tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, i quali, da sempre digitalmente orientati, vivono in modo adeguato il mondo digitale ed intregrano nel loro modo di vivere le tecnologie di cui dispongono. Se, da un lato, la comunicazione virtuale ha rese più agevole la socializzazione, consentendo la creazione sempre più vasta e rapida di relazioni, dall'altro ha accentuato alcune caratteristiche dell'individuo quali narcisismo, velocità, ambiguità, ricerca di emozioni, bisogno di instaurare relazioni superficiali, diminuzione dell'empatia.
Il ruolo delle nuove tecnologia nelle relazioni
Se, dunque, le nuove tecnologie rendono più facile la comunicazione tra persone, la creazione di numerose realtà virtuali può, paradossalmente, provocare vissuti di solitudine e abbandono che accrescono ansia e paura nelle relazioni interpersonali, soprattutto in persone timide e chiuse nella realtà, ma con chat piene di amici; questo può anche esporre i più giovani a dei rischi che spesso gli adulti, non sempre adeguatamente digitalizzati, non sono in grado di prevenire. Bisogna tener conto che le relazioni tecno-mediate espongono a rischi reali, pertanto è necessario avere un'adeguata percezione di cosa può comportare un post, una foto o qualunque tipo di condivisione incontrollata sul web (porn-revenge, cyberbullismo, esposizione dei minori a materiale pedopornorafico ecc.) e sapere che l'uso eccessivo della tecnologia e di internet può sviluppare vere e proprie dipendenze (internet addiction, online gambling, cybersexual addiction ecc.).
Come possono gli adulti ridurre i rischi a cui i giovani possono essere esposti?
E' ai genitori e agli educatori che spetta la funzione di controllo:
- limitando i tempi e i modi di accesso ad internet e ai dispositivi elettronici;
- limitando l'accesso immediato ai contenuti pornografici e vietati ai minori;
- fornendo alternative e permettendo, da un lato, un accesso più progressivo e integrato alla crescita e, dall'altro, una forma di protezione dai pericoli reali a cui, soprattutto i più giovani, possono essere esposti;
- cercando di capire come funziona il loro mondo e comprendere che per i giovani il confine tra reale e virtuale è labile o, addirittura, inesistente;
- educando i ragazzi ad entrare in contatto con le proprie ed altrui emozioni.
Tua/o figlia/o passa troppo tempo al telefono o a giocare con i videogiochi? Pensi che abbia un problema di dipendenza dalla tecnologia? Non riesce ad avere amici se non virtuali?
Chiedi aiuto allo psicologo!
Psicologa san Giovanni in Persiceto (Bologna)
In che modo il mondo dei social media ha cambiato il nostro modo di apparire, di mostrarci e di relazionarci?
La società di oggi, caratterizzata dalla presenza delle tecnologie e dei social media, ci ha risucchiato nel bisogno costante di apparire, condividere e ricercare un "Like" in ogni sfera della nostra quotidianità.
Cantelmi (2013), riprendendo il concetto di "società liquida" del sociologo Bauman, ha introdotto il termine di "tecno-liquidità" per descrivere l'impatto che la digitalizzazione ha sulla mente umana; l'autore parla di una società incessante, sempre intenta a condividere e digitare, in cui la virtualizzazione della realtà comporta una pervasiva tecno-mediazione delle relazioni e che esalta le caratteristiche dell'uomo quali narcisismo, velocità, ambiguità e ricerca di emozioni.
Se, da un lato, i social media possono essere uno strumento utile per facilitare le interazioni umane, dall'altro, la ricerca ossessiva dei "Like" può influenzare la percezione di come siamo, della nostra persona e dell'immagine che trasmettiamo agli altri e avere ripercussioni sulla nostra autostima. Soprattutto per giovani e giovanissimi la ricerca di approvazione, tipica dell'adolescenza e della pre-adolescenza, può comportare vissuti di inadeguatezza e scarsa autostima, nonché tentativi di emulazione di modelli di comportamento e atteggiamenti dei cosiddetti "influencer", che propongono contenuti in cui i ragazzi possono identificarsi o stili di vita che soddisfano il loro bisogno di appartenenza e riconoscimento; l'imitazione di tali modelli può avere anche gravi conseguenze sul loro equilibrio psicologico, e sulla loro salute psicofisica (es. i fenomeni della "challenge", emulare comportamenti antisociali o modelli di magrezza o di bellezza, oppure fenomeni di cyberbullismo e vittimizzazioni ecc.).
Il fenomeno dello "sharenting"
Abbiamo parlato dei rischi che corrono i giovani e giovanissimi in rete e di quali possono essere le potenziali conseguenze di una sovraesposizione su di loro, ma cosa succede quando a condividere sono i loro genitori?
Per "sharenting" si intende la condivisione di immagini e video di bambini, spesso piccolissimi, da parte dei loro genitori. Questa pratica può esporre i figli a conseguenze molto gravi sia dal punto di vista della loro autostima, in quanto l'esposizione continua ai giudizi, sia positivi che negativi, può influenzare l'immagine che i bambini, soprattutto quelli più grandi, hanno di se stessi, ma anche influire sulla loro personalità.
Esporre i minori sui social comporta, inoltre, una violazione della privacy perché spesso i bambini sono troppo piccoli per capire che saranno protagonisti di video o foto che lasceranno tracce sul web e verranno visualizzati da moltissime persone.
E' necessario sottolineare, infine, che le foto e i video dei minori possono essere utilizzate e manipolate per produrre materiale pedopornografico e che i bambini possono essere avvicinati dai pedofili online tramite tecniche di adescamento, creando con loro un rapporto di fiducia ed empatia.
E' importante che gli adulti tutelino e proteggano i più piccoli dai rischi di internet (pedofilia, cyberbullismo, emulazioni di comportamenti pericolosi o non salutari), che possono comportare gravi conseguenze sul loro sviluppo psicofisico, relazionale ed emotivo e incidere sulla formazione della loro personalità, della fiducia in se stessi e negli altri.
Ricordiamoci che l'esposizione incontrollata dei ragazzi sui social, soprattutto di quelli più fragili, può mettere in pericolo la loro salute fisica e mentale.